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Cosa succede quando in una coppia l’uomo rimane disoccupato e l’unico riferimento economico del nucleo familiare diventa la moglie o la compagna? Quali risposte è possibile dare? Da dove si può cominciare per rendere meno dolorosa e frustrante questa esperienza?

 

Giuseppe Zaffarano a 54 anni si è trovato disoccupato. Si è ritrovato a far parte di quel 20,7 per cento di uomini che secondo l’Eurostat finiscono fuori dal mercato del lavoro, senza un impiego, senza una retribuzione e soprattutto senza poter più rispettare il proprio ruolo di maschio che provvede al benessere del nucleo familiare. Per questo, dopo un primo periodo di smarrimento, ha deciso di elaborare il proprio lutto sociale e culturale (oltreché economico), fondando l’Associazione Lavoro Over 40, un’associazione che fosse in grado di offrire sostegno e risposte agli uomini come lui, che in età adulta si ritrovano a fare i conti con la disoccupazione e contemporaneamente con il senso di fallimento e marginalità sociale. Spesso gli uomini come Giuseppe Zaffarano hanno una moglie o una compagna al loro fianco, una moglie o una compagna che un lavoro lo hanno e il cui stipendio diventa improvvisamente l’unica fonte di sussistenza per l’intero nucleo familiare.

 

 

Paradossalmente, il fatto che ci sia almeno una persona impiegata all’interno della coppia, non rappresenta un motivo di conforto, ma al contrario, se a perdere il lavoro è un uomo, questa circostanza contribuisce ad acuire il sentimento di fallimento e frustrazione. Cosa fare dunque? Quali risposte dare non solo agli uomini improvvisamente disoccupati, ma a quelle 970mila donne che svolgono il ruolo di capofamiglia e che devono gestire un ribaltamento di ruoli ed equilibri capace di minare la stabilità della coppia o di mettere addirittura in discussione i sentimenti e i legami che la dovrebbero tenere unita?
Anna Russo psicoterapeuta sistemico relazionale conferma come la perdita del lavoro sbricioli gli equilibri sedimentati in anni di relazione di coppia e chiami improvvisamente a revisionare tutto, proprio tutto. Per questo dice «Io credo che una donna debba puntare soprattutto sulla comprensione empatica, cioè immedesimarsi profondamente nella situazione che vive il partner, senza pretendere subito di risolvere la questione sul piano pratico. Se una coppia riesce ad attivare questa risposta empatica, è facile che le soluzioni pratiche scaturiscano in modo naturale».

 

Laura Girelli, psicoterapeuta e formatrice, rimarca che in questo particolare momento di crisi sia fondamentale che le donne siano capaci di comunicare al proprio marito o compagno che lo amano e lo desiderano ugualmente. E che, possiamo aggiungere, la perdita del lavoro non corrisponda ad una perdita di ruolo, di autorità o di virilità, come può accadere in contesti in cui sono le donne le prime ad interiorizzare il modello di famiglia patriarcale sul quale è comunque ancora costruita la nostra società. Ma come si dice, non tutto il male viene necessariamente per nuocere e chiudiamo dunque con quest’ultima e non meno importante considerazione di Laura Girelli «quando i problemi economici non incombono – succedono anche cose molto belle, positive e sorprendenti, laddove all’inizio c’erano solo angoscia, isolamento, frustrazione. Ho visto donne che hanno scoperto una nuova se stessa – più autonoma, più sicura – e sono riuscite a guardare in modo diverso la sofferenza del compagno e a coglierne la piena umanità. In questi casi la disoccupazione è stata, per paradosso, anche, l’opportunità di un nuovo inizio»