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Lo scorso 26 ottobre stato votato il documento conclusivo del sinodo panamazzonico convocato da Papa Francesco per discutere principalmente temi di carattere ambientale.

 

L’attenzione dei commentatori, più che sull’emergenza ecologica, si è però concentrata su questione di carattere prettamente dottrinale e pastorale. La crisi di vocazioni si fa sentire anche nel cuore del continente sudamericano, che rimane uno dei principali bacini di fedeli della Chiesa Cattolica, una crisi che si fa sentire  in particolare nelle zone più remote e minacciate come il  delicato ecosistema della foresta amazzonica.

 

Molti problemi, ma pochi sacerdoti per affrontarli, ma al tempo stesso una grande abbondanza di donne che, nei fatti, sono il principale motore delle comunità religiose, pur essendo escluse dal ruolo del diaconato, al quale avevano potuto avere accesso fino all’11mo secolo, per poi esserne definitivamente escluse.

 

Il diacono è una figura importante nell’ordinamento religioso, ministro di culto incaricato di servire il vescovo e assisterlo in tuta una serie di compiti. Oggi, che la crisi di vocazioni comincia a diventare qualcosa di più di un allarme, i vertici della Chiesa Cattolica stanno valutando se tornare ad ammettere le donne in questo ruolo, non solo in Amazzonia, per tamponare la ”mancanza di personale”, ma anche nel resto del mondo, interrompendo una prassi che dura da oltre mille anni.

 

Ricevuto il via libera dall’assemblea dei vescovi Papa Francesco dovrebbe prendere una decisione entro la fine dell’anno, pronunciandosi probabilmente su un’altra questione, quella relativa alla possibilità di matrimonio dei diaconi e attenzione, non dei preti. I diaconi possono essere ordinati anche se sposati (previo consenso della moglie), ma se l’ordinamento è avvenuto in stato di celibato, al diacono non è permesso sposarsi. Ora anche questa regola potrebbe cambiare e avvicinare la comunità cattolica a quella protestante dove il diaconato femminile non è mai stato abolito e dove le donne hanno sempre potuto godere di una evidente e maggiore parità di ruoli rispetto agli uomini.