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Pochi giorni fa il Beverly Hilton Hotel di Los Angeles ha ospitato la cerimonia di consegna dei Golden Globes per la passata stagione cinematografica e televisiva. Il comico inglese Ricky Gervais, nelle consuete vesti di presentatore, non ha risparmiato bordate nei confronti dello showbiz statunitense ed una battuta, che ha provocato un evidente imbarazzo in sala, ha riportato la platea di star e produttori alle ”prodezze” tutt’altro che cinematografiche, dell’ex re dei produttori di Hollywood Henry Weinstein.

 

 

Dall’altra parte dell’oceano, qui da noi, l’attesa di un grande appuntamento mediatico come il festival di Sanremo, si sta consumando nella solita, italianissima polemica, se sia opportuno o meno ospitare la giornalista di origini palestinesi Rula Jebreal, che il direttore artistico, Amadeus, avrebbe voluto sul palco per parlare di gender gap. Qualcuno temeva o teme, che la Jebreal, donna dichiaratamente di sinistra, potesse (o possa, visto che la questione non è ancora chiusa)  sfruttare l’occasione per fare polemiche o addirittura politca, all’interno di una manifestazione canora.

 

 

Politici e commentatori, magari quelli maggiormente  ispirati da un sentimento sovranista, si sono letteralmente scatenati, tanto da indurre alcuni funzionari RAI a fare un passo indietro e a creare, inevitabilmente, un putiferio all’interno della struttura. Come andrà a finire non si sa, si sa solo che si perderà probabilmente una buona occasione per proporre ad una vasta platea un tema delicato e urgente come il gender gap, in nome di una presunta correttezza che ha invece il gusto evidente della censura preventiva.

 

Intanto, scherzi del destino, è stato annunciato anche il ritorno in gara di Rita Pavone, la cantante che il marzo dello scorso, non ebbe problemi ad unirsi al coro di scherno contro Greta Thunberg, definendola un personaggio da film dell’orrore, aggiungendo anche la sua pietra alla lapidazione mediatica di cui la giovane attivista svedese è perpetuo bersaglio ormai da molto tempo. E mentre il mondo è in fiamme, in ogni senso, la nostra Italietta insiste a rattrappirsi attorno alle sue ipocrisie e liti da cortile, l’unica cosa che sembra siamo realmente capaci di fare.