Seleziona una pagina

Questa settimana, all’interno di Piacere mio!, il nostro spazio dedicato alla sessualità, vogliamo proporvi un’intervista realizzata da Daniela Grenzi ad Alessandra Cerioli, dal 2008 al 2015,  presidente di Lila Nazionale Onlus.

 

 

Alessandra, per diversi anni sei stata presidente della Lila, ci puoi raccontare di questa realtà?

 

La LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids) è un’associazione senza scopo di lucro nata nel 1987 che agisce sull’intero territorio nazionale. È costituita da una federazione di associazioni e gruppi di volontariato composti da persone sieropositive e non, volontari e professionisti.
È organizzata attraverso una sede nazionale, con aree di servizio finalizzate alla prevenzione dell’HIV, alle terapie utilizzate per questa patologia e alle altre patologie correlate, alla riduzione del danno, alla prostituzione, al carcere, alla difesa dei diritti.
La sede nazionale opera per uno sviluppo delle politiche sociosanitarie e per la crescita delle sedi locali che agiscono a livello regionale, provinciale e cittadino.
Per chi vuole approfondire consiglio una visita al sito lila.it/it/. Io sono stata presidente nazionale dal 2008 al 2015. Sono la stata la prima donna presidente e anche la prima persona con HIV a ricoprire questo incarico. Sono stati anni entusiasmanti che hanno rappresentato l’esperienza più importante della mia vita.

Nel frattempo ho continuato anche a fare il mio lavoro nell’amministrazione del personale di una grande azienda metalmeccanica del Bolognese. Essendo stata la mia presidenza molto identitaria e caratterizzata dalla mia sieropositività, è stato inevitabile e naturale diventare “ visibile” anche sul luogo di lavoro.
E’ stato un passaggio importante per me, che mi ha permesso di non dover più nascondere il mio attivismo.

 

In questi giorni di emergenza per il Coronavirus,  abbiamo assistito a comportamenti dettati da panico e paura, come l’acquisto di mascherine, a 200-300 euro o razzie di disinfettanti. Questi dati evidenziano il lato irrazionale della nostra psiche, che diventa ancora meno comprensibile se leggiamo dell’aumento delle segnalazioni di malattie sessualmente trasmissibili e il crollo delle vendite di preservativi. In Italia, la spesa procapite per l’acquisto dei profilattici è la più bassa in Europa, attestandosi sullo 0,43 euro all’anno. Come spieghi questo fenomeno?

 

Le malattie infettive scatenano in molte persone  paure irrazionali e immotivate che sfociano sempre nella paura dell’altro. Nessuno ci insegna ad usare la logica, a ragionare sulla probabilità del rischio reale e di quanto siamo disponibili ad accettarlo o come possiamo fare ridurlo nel caso non si riesca a eliminarlo del tutto.

Sul sesso questa paura viene ancora più amplificata. Ho risposto alla Help line della Lila per anni. Ci chiamavano persone che avevano rapporti sessuali protetti dal preservativo e quindi sicuri, che però avevano paure incontrollabili rispetto a dettagli insignificanti legati al rapporto sessuale. Paradossalmente, invece, le persone più a rischio che non usano il preservativo chiamavano di meno…
Come credo Venere50 sappia bene, occuparsi della salute sessuale delle persone è complesso. Non ci sono ricette “valide” per tutte e tutti, le persone possono non usare il preservativo per molteplici ragioni: imbarazzo, riduzione del piacere, costi, vergogna a possederlo e a proporlo (specie per le donne), rifiuto psicologico, età (specie per l’uomo). Bisogna prima capire le barriere che hanno le persone per poi provare a rimuoverle e questo in Italia, che possiamo definire un paese “allegramente sessuofobico”, non è mai stato fatto, almeno a livello governativo. Altra cosa grave è che le persone che fanno sesso non protetto non fanno neanche il test per l’HIV e quindi se si infettano sviluppano l’AIDS.

 

L’influenza dei media, come è possibile constatare  anche in questi giorni, gioca un ruolo fondamentale nella percezione del rischio. Come ha funzionato la comunicazione negli anni ottanta, in pieno boom dell’HIV?

 

Non ha funzionato! Da subito si è voluto associare l’HIV a delle categorie e a delle persone, come gli omosessuali o i tossicodipendenti. Ma oggi, tutti gli errori fatti con noi sono tornati subito in mente alla comunità scientifica che si occupa del Coronavirus, che è la stessa che si è occupata dell’Aids. In poco tempo è stato coniato il termine Covid- 19 e si sono invitati i media ad evitare associazioni con la popolazione cinese e a chiamare l’influenza con il suo nome. Tornando all’Aids, è stato tremendo, perché tutta la comunicazione è stata fondata sulla paura verso le persone che ne erano colpite. L’illusione era che seminando questo tipo di paura, le persone sarebbero state attente a non prenderlo. A questo si aggiunse la lettera dell’allora ministro della salute Donat Cattin, che invitava all’astinenza sessuale o ad evitare i rapporti sessuali occasionali, senza invece mai raccomandare l’uso dei profilattici.
Questi consigli privi di senso non hanno naturalmente frenato la diffusione del virus.  La gente ha avuto (e ha ancora paura) delle persone sieropositive e sono iniziate le discriminazioni nelle scuole, negli asili, sui luoghi di lavoro, negli ospedali…ovunque. Le persone con HIV hanno iniziato a nascondersi. Ancora adesso molti di coloro che hanno comportamenti a rischio non fanno il test per la paura di scoprirsi sieropositive. Questo anche a rischio della propria  e dell’altrui vita, visto che sapere di avere l’HIV, significa assumere comportamenti più responsabili verso gli altri, mentre accettare le terapie evita di arrivare all’AIDS.

 

Il prossimo novembre, il nostro collettivo di  Venere50, organizzerà un convegno sulla sessualità femminile oltre la fertilità sia come età, che come scelta di genere. Un tema a noi molto caro sarà quello dell’Hiv, nell’ottica di una corretta e aggiornata informazione. Che messaggio invieresti alle donne che ci seguono?

 

E’ un ottima iniziativa! Il mio messaggio è che per godersi a pieno la propria sessualità sono fondamentali conoscenza e consapevolezza. Purtroppo però, sull’HIV c’è ancora tanta disinformazione. La scienza ha fatto passi da gigante e oggi conosciamo bene le modalità di trasmissione e il rischio che ogni pratica comporta. Conoscerle è indispensabile per poter divertirsi senza paura e per decidere che metodi preventivi usare.