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Pochi giorni fa, nel corso della serata di consegna dei Governors’ Awards (gli Oscar alla carriera, per capirci, anche se Oscar onorario è l’attuale definizione), celebrata sul palco della  Ray Dolby Ballroom di Los Angeles, Jane Campion e Greta Gerwig, hanno affidato alle salde mani della regista novantunenne, il riconoscimento che  il consiglio d’amministrazione dell’Academy, ha  voluto assegnare a Lina Wertmuller, unica regista italiana a ricevere ben tre nominations, nel 1977 per il suo film Pasqualino Settebellezze.

 

”Perché non facciamo un Oscar femminile e lo chiamiamo Anna?” ha esordito appena è arrivato il momento del fatidico ringraziamento. Già, perché la celebre statuetta è perlopiù roba da maschi e non è un caso che il tributo alla Wertmuller sia stato accolto con così grande entusiasmo, non solo per le indubbie doti e gli evidenti meriti artistici della regista romana, ma anche per essere una delle pochissime donne alle quale, da quando venne istituito nel 1920, a vedersi assegnato l’Oscar onorario.

 

La svedese Greta Garbo è stata la prima donna a riceverlo, nel 1955 e dopo lei ne sono seguite altre nove, compresa Sofia Loren, ”per una carriera ricca di film memorabili che hanno dato maggiore lustro alla nostra forma d’arte”, come recitava la motivazione che aveva accompagnato la consegna del premio nel 1991. Tra Greta e Lina (passando per Sofia), le altre donne a cui è stato assegnato l’Oscar onorario, sono state Mary Pickford, Barbara Stanwyck, Myrna Loy, Deborah Kerr, Lauren Bacall, Angela Lansbury, Maureen O’Hara, Gena Rowlands e Agnès Varda.

 

Vi sembrano poche? Avete ragione, ma se guardiamo agli Oscar veri e propri, quelli che premiano ogni anno (insieme ad altre categorie) la migliore regia, beh, la situazione è ancora più grama, visto che in quasi cento anni di storia, l’Academy ha assegnato la statuetta ad una donna solo una volta, nel 2010, a Kathryn Bigelow, per il film The hurtlocker.