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di Paola Vigarani

 

E’ trascorso un anno di Venere50. Un anno di intensa attività editoriale e non solo. Ci siamo occupate di numerose tematiche tra le quali, la disuguaglianza di genere. Abbiamo dato voce, attraverso le numerose interviste, ad esperienze soggettive che ci hanno permesso di sviscerare il fenomeno della violenza di genere, diffusissimo e trasversale, del quale se ne parla raramente con competenza e conoscenza.

 

Abbiamo cercato di scardinare il pregiudizio e lo stereotipo, mettendo al centro i vissuti delle donne vittime di violenza o interessate da fenomeni di mobbing occupazionali.
Abbiamo raccolto dati che ci hanno permesso di evidenziare aspetti specifici e non conosciuti se non ai pochi esperti del settore; come la vittimizzazione secondaria.
Abbiamo parlato di discriminazione di genere, di diritti negati, di disparità nelle opportunità, possibilità, libertà ed autonomie in diversi ambiti sociali, professionali e in famiglia.
Abbiamo scritto tanto perché abbiamo incontrato tante persone disponibili e coraggiose ma poi non ci siamo fermate lì. Dalle parole sono arrivati i fatti: Venere Zero e Il Mandela Day hanno avuto come temi centrali: il femminile, la resilienza e la violenza. Da quegli aventi abbiamo creato relazioni e reti.

 

La risonanza che abbiamo dato ad una tematica così complessa come quella della violenza, ci ha permesso di fare un ponte con il Gruppo Le Fenici. Venere50 e le Fenici si conoscono da lunga data, quando viene attivato il gruppo AMA e poi successivamente quando diviene gruppo operativo costituito da donne vittime di violenza che hanno deciso di attivarsi a sostegno di donne in difficoltà.
Mi piace definire l’incontro tra Venere50 e le Fenici una sorta di gemellaggio, fatto di obiettivi e valori comuni e condivisi.

 

Ecco cosa ci racconta Tiziana Ruffo delle Fenici, dall’interno del gruppo ma con lo sguardo attento e puntato all’esterno.
“Se dovessi riassumere in una sola parola il 2019 del gruppo “le Fenici” sceglierei sorellanza.
Questo infatti è stato l’anno delle donne per le donne.
Iniziato con un evento che ha posto al centro la donna in tutte le sue molteplici sfaccettature: Venere Zero, e ha dato l’occasione al gruppo di farsi pubblicamente conoscere e di far passare il messaggio che da sempre porta con sè: donne in aiuto e sostegno per altre donne. Un messaggio che viaggia sul lavoro di gruppo nell’aiuto e nel sostegno di donne che si trovano in situazioni di violenza e che hanno l’intenzione di uscirne. Un gruppo che pone le sue fondamenta sull’auto mutuo aiuto, che semplicemente significa aiutarsi a vicenda, in quanto donne, in quanto sorelle a superare un momento di estrema difficoltà.

 

Durante questo evento sono venuti alla luce i tanti aspetti della violenza, che le nostre donne hanno spiegato al pubblico presente, che sicuramente ha portato a casa una consapevolezza maggiore del fenomeno e una spinta a parlarne a loro volta.
Venere50 per le Fenici è stata l’apertura, la svolta che serviva per fare capire a tutti che ci siamo, che da anni ci adoperiamo attivamente nella difficile uscita dalla violenza.
Violenza è però un termine che non ha confini. Lo abbiamo provato direttamente sulla nostra pelle quando nel giugno del 2019 abbiamo avuto l’onore, sempre tramite Venere50, di incontrare al Centro Armonico Terapeutico e di confrontarci con Ndileka Mandela, nipote del più celebre Nelson Mandela, attivista impegnata nella lotta alla violenza sulle donne e vittima essa stessa.
L’incontro è stato emozionante per noi del gruppo come per tutta la platea.
Ndileka Mandela ha ascoltato le nostre storie, si è commossa, ha raccontato la sua, ci ha accarezzato, ci ha incoraggiato a fare di più, a gridare più forte per farci sentire.

 

E questo abbiamo cominciato a fare! Così sono nati tanti progetti in questo 2019.
Porteremo infatti la nostra voce negli spettacoli “I monologhi della vagina” che si terranno al teatro Dadà di Castelfranco Emilia il 29 febbraio e il 01 marzo, in collaborazione con il gruppo V-day,dove con una piccola piece faremo vedere la rivalità interiore che si scatena in una donna vittima di violenza.
È in cantiere anche il progetto sentinella, che mira a formare persone che per lavoro o volontariato si trovano ad avere a che fare con un pubblico prettamente femminile, perché siano in grado di riconoscere segnali di violenza, che spesso non sono lividi evidenti. Questo perché possano dare loro anche solo l’opportunità di sapere che esiste un gruppo sul territorio a cui potersi rivolgere.
In fondo il mare è fatto di tante gocce.

 

L’anno si conclude con la presentazione a fine gennaio dei gruppi ama del CAT, di cui noi siamo felici e orgogliose portabandiera.
Sempre il 2019 ha visto la nascita di una pagina Facebook, dove si condividono articoli e opinioni su ciò che accade e riguarda la violenza di genere.
Tutto questo e tutto quello che verrà sono solo ciò che si vede.
Quello che rimane lontano dai riflettori sono l’impegno, la volontà, il cuore che viene messo per ogni singola persona che chiede il nostro aiuto.
Tante sono state le donne che sono passate dal gruppo in questo 2019. Tante le situazioni che abbiamo fronteggiato, insieme, unite, dando il sostegno migliore, gli strumenti e le competenze che ognuno di noi ha saputo mettere al servizio di queste donne.
Ci teniamo sempre per mano, e così si forma una rete, che protegge, sostiene e abbraccia”.