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Il power play è una costante, ma quello che ci sorprende, quando restringiamo il nostro sguardo allo specifico ambito delle violenze domestiche e dei conflitti all’interno delle coppie, è scoprire che uomini e donne sono ugualmente aggressivi.

Esiste una vasta letteratura di studi su questo tema che fin dagli anni Ottanta, con i primi esperimenti condotti in alcuni campus statunitensi, ci dice come gli episodi di violenza all’interno delle coppie sia ugualmente ripartita tra maschi e femmine. Si può vedere a questo proposito questo articolo, o anche quest’altro.

Questo dato si riscontra in analoghi esperimenti e ricerche che hanno coinvolto 32 paesi, anche non occidentali: le violenze tra partners sono commesse in eguale percentuale sia dagli uomini che dalle donne, da entrambi o solo da un componente delle coppia. E questi dati fanno affiorare un problema che fatica a trovare adeguato spazio nel dibattito pubblico: così per le donne, anche per gli uomini, denunciare una violenza subita non è un processo facile, come appare in uno studio pubblicato da Emily Douglas e Denise Hines del 2011 in cui si rileva che gli uomini vittime di violenza domestica non potevano contare su adeguate strutture e servizi, omologhi a quelli messi a disposizione delle donne: il 78,3% dei centri antiviolenza, il 63,9% delle linee antiviolenza e il 42,9% delle risorse online rispondevano, a gli uomini che vi si rivolgevano, che i loro servizi erano destinati solo alle donne. Si veda a questo link

Oltre a questo ostacolo strutturale, permane, come per la donna, la vergogna o la paura, in questo caso tutta maschile, di non essere riconosciuti come vittime.

Intanto, negli Stati Uniti, i dati sugli omicidi all’interno delle mura domestiche, dal 1980 al 2013, sono passati da un 69% di vittime donne, ad una sostanziale parità. Se la violenza sessuale rimane un assoluto appannaggio degli uomini, quella domestica mostra come non ci siano più differenze tra i due sessi: vittime e carnefici spesso si confondono, ma le ferite che queste violenze provocano, hanno uguale bisogno di cure e attenzione.

L’aggressività non è una prerogativa maschile, ma l’aggressività femminile ha ragioni e origini diverse da quella manifestata dagli uomini? A questa domanda ha inteso dare una risposta la psicanalista Marina Valacarenghi, nel libro ”L’aggressività femminile”. Emerge l’idea di una sua compressione artificiale, radicata nella storia e nei miti fondativi delle società umane. Come l’idea che questa compressione sia in relazione con il modo in cui le donne percepiscono la loro identità o si riconoscono in quella che quelle stesse società hanno plasmato per loro.

Il conflitto è ogni volta inevitabile, lo percezione dello scarto tra ciò che si è, si vorrebbe essere o si deve essere, per riuscire ad adattarsi all’ambiente, può rimanere sepolto nel cuore, trasformandosi in un senso di colpa annichilente o esplodere improvviso, in uno sfogo violento di rabbia e frustrazione. Sentimenti, questi ultimi, che muovono anche le azioni degli uomini, come la paura e la vergogna possono invece inibirle, lo abbiamo visto nel caso delle violenze domestiche. Il loro riconoscimento da parte delle stesse vittime e poi delle autorità e delle istituzioni chiamate a intervenire, è fondamentale. Come è fondamentale che questo riconoscimento avvenga reciprocamente da parte di entrambi i sessi.

In questa sede non possiamo giungere a nessun altra conclusione, se non che la situazione sia esattamente come la percepiamo, molto grave, sia sul fronte delle violenze che su quello della discriminazione. I piccoli passi in avanti che si sono fatti, ancora, evidentemente non bastano, mentre addirittura si rischia di ritornare indietro, cercando (e a volte riuscendoci) di negare alle donne quel poco di tutele e diritti conquistati con enorme fatica. L’allarme è perennemente rosso, sin dai tempi della cacciata dal giardino dell’Eden e da allora metà della popolazione di questo pianeta continua a vivere secondo le regole e gli schemi dell’altra metà, con tutto l’inevitabile corollario di discriminazioni, persecuzioni e violenze.